Alberto Barbata

Il toponimo a cui fa riferimento l’odierna frazione di Guarrato del Comune di Misiliscemi è recente e risale alla fine del secolo XVIII, allorquando molto verosimilmente nel luogo si installò una famiglia di borgesi marsalesi, denominata Guarrato. Tuttavia il toponimo “Guarrato” potrebbe anche trarre la sua origine dal siciliano “guarratu“, così come sostiene il Caracausi nel suo Dizionario onomastico della Sicilia. “Guarratu” sarebbe, secondo tale studioso, una variante di quatratu (quadrato). Da qui il toponimo Guarrato (cfr. IGM 257 IV N.O.). Un quadrato di case, un caseggiato a forma di quadrato o una pura coincidenza con il cognome Guarrato che, come sostiene il Caracausi, è presente nelle province di Palermo e di Trapani? Un’altra piccola variante è costituita dal cognome palermitano Guarrata che il Caracausi trova documentato in due atti notarili delle fine del secolo XIII. Nel Notaio De Citella vi sono un Ursellus de Guarrata (I 36 – anno 1286) ed un Thomasius de Guarrata (ib. II 224 – anno 1299).

In verità, Guarrato geograficamente è una pertinenza di un luogo molto più grande il cui toponimo, Fontanasalsa – nel periodo arabo Misilcharari – si fa risalire al tardo medioevo. Misilcharari, ovvero Manzil al charari, è un manzil arabo, ovvero luogo di sosta dove si scende da cavallo, una stazione di posta, ma è anche soprattutto un piccolo casale a simiglianza di moltissimi altri di cui era punteggiata la Sicilia nel periodo arabo. Dopo il periodo arabo diventa baronia, precisamente verso la metà del secolo XIII e appartiene ai De Sigerio (poi Sieri Pepoli) e in seguito ai Fardella di Fontanasalsa i quali infine, nel ‘600 vendettero una parte del feudo, il “marcatu di Petritagliati” ai ricchissimi Marassi di Genova, che divennero duchi di Pietretagliate, titolo poi ereditato dagli Alliata.

Guarrato, con le altre pertinenze limitrofe di Bona dei Cerami – così denominata perché vi si abbonava la pianta del lino, ovvero vi si “mazziava” il lino in un luogo che era ricco di spandenti d’acqua – confina con il Manzil al Giafar (Misiligiafari ovvero Paceco) con il Manzil al Escemmu (Misiliscemi) e poi con Marausa (pascolo povero). È attraversato da una lunga strada che porta verso il mare, la via della Falconeria o Falconara, la cui denominazione risale ai ricordi del periodo imperiale di Federico II. Falconara era rinomato per la caccia al falcone ed è famoso nella storiografia siciliana perché nel suo territorio si svolse la Battaglia della Falconaria tra gli Angioini e gli Aragonesi, il 1° dicembre del 1299, durante la Guerra del Vespro.

Guarrato conserva una delle più belle chiese campestri del trapanese che risale alla seconda metà del secolo XIX, con ampia scalinata e campanile. Vicino alla chiesa sorge il vecchio baglio dei Coffa con strutture architettoniche particolarmente interessanti. Si presume che la proprietà, oggi appartenente al signor Andrea Rindinella, possa costituire l’antico manzil arabo di Misilcarari, poi nel basso medioevo divenuto un baglio sede della Baronia di Fontanasalsa insieme ad altre costruzioni scomparse. Rimane una torre diroccata appartenuta ai Fardella, conservata all’interno di una proprietà privata molto antica, nei pressi della strada di Verderame, vicino ad Immacolatella dei nobili Curatolo e vicino alle cave del  “marcatu di Pietretragliate”.

© S. Agueli

La contrada di Guarrato è ricca di bagli dai toponimi particolari, come il “baglio dei dannati” che attrae per la curiosa denominazione. Anticamente le ville campestri, così venivano chiamate le frazioni istituzionalmente dai Comuni, erano sfornite di servizi, sia idrici che fognature o comunque di altro tipo ed erano sempre attanagliate dalle intemperie meteorologiche, per il quale motivo chi stava in quel baglio era proprio “un dannato della terra”, per dirla alla Frantz Fanon.


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