Distribuiti per tutto il territorio di Misiliscemi è possibile incontrare degli antichi bevai (abbiviratura), in alcune zone della Sicilia chiamati anche “gebbia”, dall’arabo djeb (“cisterna per la raccolta delle acque”). Gli abbeveratoi avevano un doppio scopo di utilizzo, erano luoghi di sosta tipici delle zone rurali, dove i braccianti si fermavano per il proprio ristoro e per quello degli animali da soma e le mandrie che erano con loro, ma servivano anche per la raccolta delle acque per irrigazione. Testimonianze vive della civiltà agricola del passato le cui acque che hanno dissetato uomini e animali nel corso dei secoli, costituiti da grandi vasche in pietra che raccoglievano acque sorgive in quella che un tempo era aperta campagna, costruzioni tipiche degli ambienti rurali oggi spesso abbandonate e talvolta trasformate in cumulo di rifiuti.
Sulla strada che da Marausa porta al mare, sorge l’antico Abbeveratoio del XVII sec. realizzato dai Frati del Convento di San Francesco D’Assisi di Trapani, a quel tempo gestori del feudo di Marausa e le cui terre erano affidate a braccianti, e contadini coltivatori dei campi. Per obbligo i frati furono tenuti ad edificare una casa con annessa stalla per l’allevamento degli animali e dunque un bevaio di utilizzo comunitario.
Un altro bellissimo bevaio del periodo tardo romanico è presente nella zona interna di Guarrato, nei pressi dei campi di un agriturismo, luogo tutto da scoprire, perché ubicato in una zona lontana dalle vie di transito.
Oltre agli abbeveratoi, la zona di Misiliscemi è ricca di antichi pozzi arabi di diverse tipologie di costruzione, tra i più caratteristici quelli a cupola che spesso si ergono solitari tra gli ulivi e i vigneti in mezzo alle campagne.
Tra quelli da recuperare c’è Pozzo Karari il cui nome è legato al luogo dove si trova, Fontanasalsa, in arabo Manzil al-Kharari (ovvero Misilcharari).