Lucia Maltese
Dottore in Scienze e Tecnologie Agrarie
L’albero del Fico (Ficus carica L.) ha origini antichissime, se ne parla già nella mitologia Greca e nella storia Romana. In natura, il fico comune è stato introdotto nei paesi dell’area Mediterranea dall’Asia occidentale sin dai tempi remoti e, grazie alle sue caratteristiche, è riuscito ad integrarsi perfettamente, tanto da poter essere considerato indigeno in Sicilia. Possiamo trovarlo, aggirandoci per le nostre campagne di Misiliscemi, sia come alberello coltivato (sottospecie sativa) che produce fichi commestibili, che come cespuglio selvatico (sottospecie caprificus) con fichi non commestibili, su suoli pietrosi o all’interno di fenditure nelle rocce.
Le dimensioni dell’albero del fico “Peri ‘i ficu” sono abbastanza contenute, la presenza di un fusto basso e tozzo non gli permette di raggiungere altezze superiori ai 3 metri, in compenso, i suoi numerosi rami contorti, portano una folta chioma ad ombrello, che viene persa durante il periodo invernale per rinnovarsi all’inizio della primavera. Le sue grandi foglie, a 3 o a 5 lobi, hanno un bellissimo colore verde scuro sulla pagina superiore, che al tatto risulta ruvida, mentre la pagina fogliare inferiore è pubescente e di un colore verde chiaro. L’apparato radicale è molto espanso e riesce a raggiungere importanti profondità, permettendo alla pianta di tollerare sia la prolungata siccità, che il vento.
La propagazione dell’albero del fico, dipende dall’esistenza di una vespa Blastophaga psenes che vive in simbiosi con la pianta e ne permette l’impollinazione delle infiorescenze femminili, che daranno vita alle infruttescenze chiamati fichi. I veri frutti sono gli achei, chiamati comunemente semi, immersi nella polpa zuccherina.
Alcune piante coltivate, denominate unifere, producono solo i fichi propriamente detti, e cioè quelli di colore verde (sing. ‘a ficu, pl. ‘i ficu) con maturazione estiva. Altre le cosiddette bifare, producono sia i fioroni (‘i bifari) che maturano in primavera e sono di colore nero violaceo, che la produzione estiva del fico classico di colore verde.
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I fichi estivi sono buonissimi consumati freschi. Un tempo era molto comune, per poterli trovare anche nel periodo invernale, essiccarli nei cortili o terrazzi, al sole. I fichi secchi venivano in seguito utilizzati come farcitura per i “viscotta ri ficu” (o buccellati siciliani, cuddureddi ficu) dolce tipico di Natale (adesso in vendita tutto l’anno), i “ficu acchiappa”, un panetto prodotto utilizzando i fichi secchi pressati fra di loro uniti a mandorle, alloro e spezie e le collane di fichi, che penzolavano sotto i porticati insieme alle pennule di pumaroru, tradizionalmente visibili in passato, in tantissime case dei contadini di Misiliscemi.
I fichi svolgono un’azione ripartiva e curativa a difesa della pelle, tradizionalmente utilizzati come rimedio contro foruncoli o infiammazioni di vario genere, ad esempio come cura naturale degli ascessi. Ottimi alleati anche dell’apparato digerente e quello urinario. Hanno proprietà lassative, sono ricchi di calcio, potassio, ferro e vitamine, in particolare la B6. Sconsigliati per chi soffre di diabete per via dell’elevato contenuto di zuccheri, sono utili come rimedio contro il reflusso gastroesofageo, perché attenuano i dolori e leniscono i bruciori di stomaco.
Alcuni detti siciliani
“Addiu, peri ‘i ficu” tradotto in “chi se ne frega“
Riferito alla perdita di una cosa o persona considerata inutile e insofferente
“Si ficiru i ficu”
Si usa dire quando una cosa è conclusa, dunque è andata a buon fine, spesso utilizzata nelle relazioni sentimentali
“Arsira, ccu lu lustru di la luna,
pigghiai ppi la trazzera di la chiana;
pri strata vitti càrrichi li pruna
e càrrica ‘na ficu mulinciana.”
Nino Martoglio
Estratto dalla raccolta di poesie Centona, in particolare “Nun è lu dari ca struj e cunsuma”
Due deliziose ricette con i fichi da provare proposte
da Nino D’Ambrogio, Chef dell’Agriturismo Vultaggio di Guarrato – Misiliscemi